Nascosto sotto i portici di corso Vittorio Emanuele II a Milano, si erge un monumento di marmo che racconta secoli di storia e di ribellione. È l’Uomo di Pietra, noto anche come Scior Carera o Omm de Preja, una scultura romana del III secolo che ha visto passare epoche, regimi e rivoluzioni.
La sua figura imponente, vestita in una toga romana, con le braccia mancanti e una gamba leggermente avanzata, non è solo un semplice ornamento urbano, ma un simbolo di resistenza e di voce popolare.
L’origine della statua è avvolta nel mistero, con ipotesi che la attribuiscono ad Adelmanno, arcivescovo di Milano nel X secolo, o addirittura a Marco Tullio Cicerone, celebre oratore e politico romano. Ma più importante della sua origine è ciò che rappresenta: la voce del popolo.
Come il Pasquino a Roma, l’Uomo di Pietra è diventato un punto di riferimento per la critica sociale e politica. Le pasquinate, fogli anonimi contenenti satire e critiche verso le autorità, venivano appese alla statua nel cuore della notte, sfidando il potere e dando voce alla frustrazione popolare.
Anche quando le autorità cercavano di sopprimere questa forma di protesta, rimuovendo i fogli o aumentando le misure di sicurezza, la voce del popolo continuava a farsi sentire. E quando nel gennaio del 1848 fu appeso il manifesto per lo sciopero del fumo, segnando l’inizio delle Cinque Giornate di Milano e l’avvio della lotta per l’indipendenza, l’Uomo di Pietra era lì, testimone silenzioso di una rivoluzione imminente.
Oggi, l’Uomo di Pietra continua a sorvegliare le strade di Milano, ricordandoci che anche una semplice statua può essere un potente simbolo di libertà e di resistenza. E mentre passeggi sotto i portici di corso Vittorio Emanuele II, fermati un attimo a guardarla, e ascolta la voce del popolo che continua a echeggiare tra le sue pietre.