Il murale del quartiere Stadera: un inno alla cura e alla natura

Il murale del quartiere Stadera: un inno alla cura e alla natura
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Il murale del quartiere Stadera è più di un’opera d’arte. È un invito quotidiano alla responsabilità collettiva. È un richiamo, dolce e potente, all’azione concreta.
Nel cuore del quartiere Stadera di Milano, in via G. Savoia 2, l’arte diventa strumento di cambiamento. Qui, sulle pareti di un palazzo popolare, emerge imponente la figura della Dea Cura.

Attraverso colori intensi e linee fluide, il  murale del quartiere Stadera trasmette un messaggio universale. Non parla solo di bellezza. Parla di attenzione, rispetto e memoria.

Dietro l’opera, c’è il collettivo “A m’l rum da me”. Tre artiste: Carlotta Moretti, Martina Ceccarelli e Carolina Barbieri. Insieme, hanno unito le forze per dare voce al quartiere.

Grazie alla collaborazione con Worldrise Onlus e Fantastudio, la street art assume un valore doppio. Non solo decora. Interviene sul piano ambientale, educativo e sociale.

La Dea Cura emerge dai flutti. La sua figura è potente, stilizzata, quasi mitologica. Osserva con sguardo eterno le vie del quartiere. Protegge, ispira, guida.

L’acqua è il suo elemento. Non a caso. È l’origine di tutto, ma anche un simbolo complesso. Come l’arte. Come la vita.

L’unione tra Sirena e Pachamama crea un archetipo nuovo. Una divinità che non esclude, ma abbraccia. Che non comanda, ma accompagna.

La Sirena rappresenta la libertà naturale. Un essere umano fuso con la forza liquida della rigenerazione. La Pachamama, madre terra, nutre e ricorda.

Questa fusione dà forma alla Dea Cura. Divinità che non punisce, ma richiama all’attenzione. Alla partecipazione. Al senso condiviso.

Non è solo una presenza visiva. È una presenza emotiva, culturale, etica. È un modo di stare al mondo, di essere cittadini.

In ogni angolo del  murale del quartiere Stadera si legge una scelta. Una visione. Un’idea di futuro possibile e auspicabile.

Anche la parola “Cura” è accompagnata da “Stadera”, il nome del quartiere. E c’è pure la scritta in arabo, a ribadire l’inclusione.

Le pareti assorbono smog, ma restituiscono molto di più. Una nuova coscienza urbana. Una memoria visiva da coltivare giorno dopo giorno.

La pittura Airlite rende il murale attivo. Ogni metro quadro lavora per migliorare l’aria. Non solo metaforicamente.

Ogni dettaglio è stato pensato per entrare in risonanza con chi osserva. Anche i bambini del quartiere hanno partecipato.

Martedì 4 ottobre 2024, venti bambini hanno disegnato il loro mondo ideale. Lo hanno fatto insieme a biologhe marine e artiste.

Questa attività, tenutasi presso il Centro Milano Donne, ha rafforzato il legame tra arte, educazione e comunità.

Non si è trattato solo di creare un murale. Si è voluto accendere un processo. Una nuova relazione tra spazio urbano e cittadinanza.

Sabato 15 ottobre 2024, il quartiere ha agito concretamente. La pulizia urbana ha coinvolto decine di persone.

Sono stati raccolti oltre 7000 rifiuti. Tra cui plastica, vetro, carta e mozziconi di sigaretta. Un gesto semplice, ma potente.

Tutto è partito da via G. Savoia 2 ed è arrivato al Naviglio Pavese. Una linea ideale che unisce la città all’acqua.

Un’azione simbolica, ma anche pratica. Perché la cura parte dal vicino, non dal lontano.

Il murale del quartiere Stadera è quindi un faro. Un punto fisso in un mare incerto. Un esempio di come si possa agire con bellezza.

Non è solo un progetto estetico. È un processo relazionale. Una forma nuova di cittadinanza creativa.

Il progetto è stato gestito da Fantastudio, con il contributo di Woolrich Outdoor Foundation.

Fantastudio è un hub creativo che unisce femminilità e innovazione. La sua sede è proprio a Stadera.

Worldrise Onlus, invece, lavora da anni per la tutela dell’ambiente marino. E lo fa coinvolgendo i giovani.

Questa alleanza ha portato alla nascita del progetto “Worldrise Walls”. Le pareti parlano, raccontano, denunciano.

Secondo Virginia Tardella, vicepresidente di Worldrise, “le città possono diventare portavoce del mare”. E questo murale lo dimostra.

L’arte urbana assume quindi un ruolo educativo. Insegna a guardare meglio. A non passare oltre.

Attraverso simboli e colori, invita a una riflessione collettiva. Non si limita a decorare. Propone.

Il Il murale del quartiere Stadera si inserisce nel progetto “Un nome in ogni quartiere”.

Milano&Partners, in collaborazione con l’Ufficio Arte negli Spazi Pubblici, ha promosso l’iniziativa.

Obiettivo: ridisegnare l’identità visiva della città. Quartiere dopo quartiere.

Anche altri luoghi hanno visto opere simili. Come Corvetto, Porta Romana e Città Studi.

Tuttavia, Cura ha una particolarità. Nasce dal quartiere, ma guarda oltre.

Non è solo identità. È proposta. È sogno. È possibilità concreta di trasformazione.

Ogni giorno, il murale assorbe agenti inquinanti e restituisce respiro. Non è solo simbolico. È chimico.

Airlite, la pittura utilizzata, agisce come una pianta. Ma su muro.

L’arte si fa tecnologia. La bellezza si fa strumento.

Il Il murale del quartiere Stadera è quindi un esempio virtuoso.

Lì dove c’era solo una parete cieca, ora c’è una storia. Un volto. Un futuro.

Il messaggio è chiaro: ogni piccolo gesto conta. Ogni atto di cura è un investimento.

Non serve essere eroi. Basta essere presenti. Consapevoli. Attenti.

La città non è solo infrastruttura. È organismo. E come ogni organismo, ha bisogno di essere curato.

Ogni abitante è responsabile. Ogni passante è coinvolto.

Ecco perché questo murale parla a tutti. Non fa distinzione. Non alza barriere.

Lo si può ammirare da lontano, ma anche toccare con gli occhi.

I bambini lo sentono loro. Gli adulti lo rispettano.

Gli artisti lo custodiscono, ma non lo possiedono.

Perché è di tutti. Come il mare. Come la terra.

E come la Cura.

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