Mi chiamo Bartolomeo ma dal 2015 mi sono ribattezzato Theo perché avevo intenzione di rinascere di disgregare ma non dimenticare, perché è impossibile .
Il vissuto di Bartolomeo mi ha insegnato molto quindi Theo è il risultato di una trasformazione interiore non esente dalla sofferenza , anzi se oggi dovessi descrivere con le parole gli anni di dolore non troverei nessun vocabolo, è difficile trasferire le emozioni alle parole è come voler descrivere la percezione di quando accarezziamo la cresta di un’onda.
Nel 2002 ho conseguito la laurea in filosofia con una tesi sulla psicologia delle religioni nella visione junghiana, fin dai tempi del liceo ero curioso di tutto ciò che era legato al mistero , a Dio, ricordo con gioia gli anni vissuti in parrocchia quando ero chierichetto oggi si dice ministrante, il prossimo 2 Giugno compirò 50 anni mi sento ancora giovane ma riflettendo è come se avessi vissuto più di una vita.
Ci sono esperienze che vorrei raccontare ma forse è presto, il mondo, credo non sia stato mai capace di ascoltare e apprezzare chi si toglie la maschera e inizia a raccontarsi senza vergogna, che poi di vergogna non c’è nulla però la società ci vuole tutti splendidi e splendenti e senza lasciare trasparire le esperienze dolorose del proprio vissuto. Ho iniziato a scrivere a 15 anni lettere d’amore che a quei tempi avevano un senso , oggi sorrido con la voglia di abbracciare me stesso, quell’adolescente che aveva un’idea dell’amore pura, un’idea iperuranica, che avrei voluto attirare sulla terra. Spesso mi chiedo se sia l’amore a deludere oppure le persone, sono le persone che ci deludono perché probabilmente li idealizziamo.
La prima pubblicazione risale a dicembre del 1994 giusto 30 anni orsono, poi ho pubblicata nel 2005, attesi altri dieci anni, tra il 2014 e il 2015 pubblicai su diversi antologie e poi una silloge dal titolo OmraiAlmaiovior seguita dal saggio Osho e la meraviglia dell’esserci.
Rispetto a 30 anni fa, a dieci anni fa, l’editoria italiana credo abbia aperto le porte a chi ha voglia di pubblicare ma c’è sempre una piaga che non riesce a rimarginarsi, cioè il disinteresse degli editori verso l’autore, pochi pochissimi investono, non organizzano presentazioni, pubblicizzano molto poco tranne se non ci sono legami con la politica o chi ha già un nome affermato. Sto per pubblicare la conclusione di una trilogia, questo sarà il nono libro. Tale trilogia è il compimento di un percorso inteso non come fine, ma la storia di un uomo mai arreso. Il compimento della chiarezza che inizia attraverso il dialogo con la mia grande amica: Giovanna Fasano, rispondo alle sue domande e poi continuo con delle liriche che non seguono una sola tematica ma spaziano dal rapporto con Dio, dai simboli cabalistici alle sensazioni che viviamo quotidianamente. Chi ama la poesia, la prosa , deve saper vedere in ogni angolo del mondo il messaggio celato del Divino e trasformarlo in versi , scrivere significa consegnarsi alla vita abbassando le maschere senza toglierle del tutto altrimenti si rischia di diventare poltiglia di giudizi, che a dir la verità, fanno male. Quando diventiamo l’idea distorta di qualcuno sappiamo bene che poi diventeremo un prodotto da evitare , ciò accade in ogni ambito, nel mondo del lavoro , in famiglia, per non parlare del mondo artistico, pensiamo ad Alda Merini a Mia Martini a Paolo Vallesi ma anche alla gente che non si occupa di arte quante volte allontaniamo una persona perché ne abbiamo sentito parlar male? Lo facciamo tutti , cadiamo spesso in queste trappole, però oggi posso dire che io amo proprio queste persone , gli esclusi, amo I pazzi quelli che nel sottosuolo, all’ombra riescono , seppur lentamente, a cambiare alcuni aspetti della realtà .
in un componimento descrivo una ragazza bellissima che svolgeva il mestiere più antico, forse ne fui innamorato o mi infatuai , era molto bella, sono trascorsi circa 25-30 anni. Credo che queste donne, queste persone , riescano ad amare di più di chi vive secondo le norme sociali. Io non dico di essere libero e di fare ciò che voglio, lo dicono tutti, ti pare? Però poi se scavi ti accorgi che sono strutture al cui interno sono ammassate macerie.
Non alcuna comunità religiosa perché credo che la maggior parte vada solo per aggraziarsi Dio. Io venero quel Dio, non creato a mia immagine e somiglianza ma colui che ci ha creato A sua immagine e somiglianza. Giuni Russo in un’intervista disse che la canzone Morirò d’amore morirò per te, è un inno dedicato a Dio.
La mattina quando esco osservo attorno a me e guardo il cielo, e con un certo livore, col sorriso dico: Dio ma quanto ti amo, sento una gioia profonda quasi estatica che invade corpo e anima , poi arriva la sera e devo sfogliare il libro, leggo molto porgendo attenzione , sicuramente non sono uno di quelli che divorano dieci libri al mese, ma uno ogni due tre, quattro mesi.
Il libro lo devo fare mio, lo devo sviscerare, cioè lo devo fare entrare dentro di me. Se dovessi quantificare su una bilancia, se amo più scrivere o leggere , credo che i piatti della Bilancia si equilibrerebbero, e quindi amo tanto leggere quanto scrivere.
Lettura e scrittura sono le per me è fondamenta della mia vita, è nutrimento , non riesco a stare senza il mio quadernetto, che porto ovunque con la penna, perché io ancora scrivo sul foglio, soprattutto con la matita, devo avere sempre con me un libro ed un quaderno.
Carissimo Federico filosofo mistico da me stimato, Io ti ringrazio dal profondo del cuore, grazie per averti incontrato, attraverso le tue riflessioni quotidiane ritrovo parte di me.
Sei l’itinerarium mentis in Deum . Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato per la pubblicazione di questo breve dialogo.